Olympus Marathon 2011: i corridori del cielo sul sentiero degli Dei. Cecilia Mora seconda e Maurizio Fenaroli quinto nella gara vinta dalla russa Voukueva e dal catalano Rabat.

Di GIORGIO PESENTI ,

Olympus 2011 Maurizio Fenaroli by Valetudo
Olympus 2011 Maurizio Fenaroli by Valetudo

Di Giorgio Pesenti

Millenni fa i titani furono cacciati dall'Olimpo per far posto agli Dei, mentre domenica 26 giugno 2011 un esercito di 600 atleti, armati di scarpette multicolori e bastoncini al carbonio superleggeri hanno animato la montagna piu' famosa della mitologia mondiale. Questa terza prova del circuito Mountain Running International Cup gran prix delle naciones 2011 si è svolta tra mare, montagna e cielo, nel paradiso del parco nazionale dell' Olympo. Questa eccezionale zona Ellenica si trova nella parte settentrinale della Grecia, tra la Tessaglia e la Macedonia non lontano dal mar Egeo. La vetta più alta dell'Olimpo misura mt. 2917 s.l.m., nell'antica Grecia, tra queste sommità rocciose venne costruito un mito che resiste anche ai giorni nostri. Viene raccontato che su questa montagna degli dei, esattamente sopra la vetta, si trovava il trono di Zeus, una sommità che è perennemente circondata dalle nubi; alcuni affermano che le nubi sono il copricapo naturale del sommo Dio Zeus. La mitologia Greca dice che su queste asperità vi fossero le abitazioni degli dei (questi ricoveri montani sono anche denominati gli Olimpi ), a capo di questa comunità divina Ellenica c' era Zeus, il sommo aveva una moglie, Era, e due fratelli, la femmina si chiamava Ares e il fratello Poseidone, poi in ordine di importanza venivano Ares, Ermes, Efeso, Afrodite, Atena, Apollo, Artemeide, Demetra e Dionisio. Inoltre negli inferi dell'Olimpo viveva una misteriosa Dea dal nome Ade. Sull'Olympo, secondo la mitologia, gli dei usavano banchettare allietati dalle Muse, in queste feste conviviali ci si nutriva con nettare e ambrosia. Per completare questa descrizione degli dei dell'Olympo, ricordo che il padre di questa mitologica famiglia c'era il Dio supremo, Giove, questo era il re di tutti, il sommo maestro di religione e della mitologia greca. Giove era pure la divinità dei tuoni e dei fulmini. A Dion-Olympus, sede della partenza di questa ultra skymarathon dell'Olimpo, vi è un famoso parco archeologico, qui si narra che il futuro degli uomini è sulle ginocchia di Giove, questa affermazione indica che il futuro è sconosciuto agli uomini. L'aspetto fisico di questi dei era come tutto il resto della popolazione Greca, a loro però venivano attribuiti delle fantastiche capacità, tra le piu' significative c'era l'immunità verso qualsiasi tipo di malattia, queste straordinarie creature si ferivano solo se vi fossero verificate alcune circostanze straordinarie. I Greci pensavano che l'immortalità fosse una caratteristica distintiva dei loro Dei, inoltre a queste persone divine, era assicurata l'eterna giovinezza con il consumo di nettare e ambrosia, queste particolari sostanze rinnovavano il sangue divino che scorreva nelle loro vene. Inoltre Zeus con uno stratagemma riuscì a conquistare persino la deliziosa Leda, la regina di Sparta, trasformandosi in un bellissimo cigno.

La cronaca di questa idilliaca ultraskymarathon inizia domenica 26 giugno, prima dell'alba, la sveglia butta tutti giù dal letto alle ore 03,30, poi colazione extra abbondante e appuntato il pettorale sulla canotta, ci siamo fatti una passeggiatina per Litochoro, la città d’oro del finisch race, arrivati alla sede delle operazione di raduno gli organizzatori ci hanno fatto salire su dei comodi pullman per portarci nella zona del parco archeologico di Dion, sede della partenza. Qui tutti assonnati, tra una fotografia e uno scambio di auguri di buona corsa, abbiamo atteso il fatidico start delle ore 06.05. I primi chilometri di gara sono stati su asfalto, una leggera ascesa puntava dritto la montagna degli dei, con un venticello contrario alla nostra corsa, poi finalmente dopo sei chilometri abbiamo preso decisamente il sentiero che saliva sull'Olimpo. Fortunatamente Giove ci ha graziato con un meteo benevolo, infatti le paure dei runner di trovare una temperatura cocente sono svanite nel nulla e con grande meraviglia, abbiamo faticato con una temperatura molto fresca e gradevole. Arrivati oltre i mille metri di altezza, siamo partiti da Dion praticamente a ventidue metri sopra il livello del mare, ci siamo immersi in immense pinete di pino mugo dell'Olympo. Qui il profumo era davvero intenso e la nostra respirazione ne era estasiata, dopo 15 km, all'uscita delle pinete, il cielo era di un azzurro paradisiaco, sembrava proprio di essere arrivati sul tetto del mondo, poi le prime pietraie ci avvisavano che la corsa si faceva dura. La temperatura rasentava lo zero e l'antivento che avevano in dotazione lo abbiamo indossato quasi tutti. Poi alcuni ondulati traversoni ci hanno portato al cospetto di Zeus, infatti un pietroso traverso ci ha portato fin sotto il suo trono. Qui la marathon ha toccato il suo massimo livello di spettacolarità, le nostre mani increduli accarezzavano la fredda neve Greca; che nessuno alla partenza immaginava di trovare, e mentre il nostro tatto si glorificava con questa manna bianca, il nostro sguardo, inevitabilmente era fulminato dalla vista del mare di Dion e Litochoro e quando i nostri occhi si staccavano dall’azzurro del mare e si alzavano per ammirare l’azzurro al cielo, rimanevamo estremamente colpiti dalla parete rocciosa del trono di Zeus. Dopo metà gara è iniziata la nostra picchiata su Litochoro, la prima parte della discesa è stata un minuscolo sentierino in pietraia e poi man mano che si scendeva, il sentiero è diventato quasi una gradinata. Dopo due terzi di gara sono iniziati i cambi di ritmo, nella valletta che scende verso la città d'oro, il sentiero correva sia sul lato destro e sia sul lato sinistro del torrente Olympo, con l’ausilio di ponticelli in legno.

Per le nostre gambe segnate dai 44 km e dai 3200 mt. di dislivello in salita e dai 3000 mt. in discesa, le ultime variazioni di ritmo sono state davvero massacranti, questi tratti misuravano dai 30 ai 50 metri di dislivello; sono stati dei veri trampolini verso la gloria d’oro di Litochoro: queste ultime difficoltà ci hanno consacrati dei dell'Olympo del running. Per la popolazione di Dion-Olympus e Litochoro, come per tutta la zona della Macedonia Greca, questa competizione podistica, tra mare, montagna e cielo è una gara molto speciale, risulta effettivamente un avvenimento che integra e amalgama tutta la storia e la mitologia di questo meraviglioso territorio, la dimostrazione tangibile dell’attaccamento dei Macedoni all’Olympus stà nel fatto che ad attendere i podisti nella zona d'arrivo era presente un' immensa folla festante ed appassionata, che al passaggio di ogni corridore, gli tributavano dei festeggiamenti come si convengono agli Dei dell'Olimpo. Comunque tutti i corridori che hanno terminato la prova, nelle dieci ore previste per la messa in classifica ufficiale, sono stati dei special-one; perchè le difficoltà altimetriche, di quota e di chilometraggio, rendono questa corsa assai dura ed arrivare a Litochoro in buone condizione è un'impresa veramente mitica.

Prestazioni sportive eccezionali per gli atleti che hanno scritto il proprio nome nelle prime posizioni di classifica, per il titolo di dea number-one rosa l’ha spuntata la Russa Vokueva Zhanna in 5h34’06” su Cecilia Mora della Valetudo, che ha concluso in 5h41’43”, terza l’inglese Helene Whitaker-Diamantidis in 6h08’40”, 4^ la Francese Mattheou Amalia in 6h22’19”, 5^ la Spagnola Canada Maria Jose 6h34”58”. La gara maschile è stata molto combattuta, dal primo all’ultimo chilometro e in virtù ormai della sua grande esperienza internazionale e dalla sua forza atletica ha tagliato per primo il nastro d’arrivo di Litochoro il Catalano Rabat; il camoscio Michel ha fermato i cronometri sul tempo di 4h35’15”, il corridore del cielo di casa non ha potuto reggere il ritmo imposto da Rabat e l’Ellenico Theodorakakos Dimitrios ha concluso 2° in 4h39’22”, 3° l’Inglese Lightfoot Ricky in 4h43’05”, 4° lo Spagnolo Serra Francesc in 5h00’45”, 5° l’aquila Valetudo Fenaroli in 5h02’22”. Maurizio nel finale viaggiava in quarta posizione ed era in scia al podio, ma per un problema di unghie blu, ha dovuto rallentare l’andatura e per lui sono finiti i sogni da podio sul trono dell’Olympo. Chi scrive, con onore ed una gioia immensa, ha terminato questa ultra skymarathon in 289^ posizione con un tempo di 8h21’43”. Su 612 partenti hanno terminato questa gara in 445. Fatica, sudore, sofferenza, per le aquile della Valetudo queste “cose da comuni mortali” non ci spaventano e l’anno prossimo ci saremo ancora, questa ultra-skymarathon è proprio entusiasmante ed è esageratamente eccezionale.

Un sincero grazie agli organizzatori Greci, veramente bravi! Con una gara così il circuito Mountain Running International Cup gran prix delle naciones è uno sballo, anzi un circuito Divino.

  • Sono nato a Brembilla, nel bergamasco, e ora vivo a Almenno San Salvatore. Dal 2004 sono presidente della Valetudo skyrunning e collaboro con il network OutdoorPassion dal 2011.

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