Il Giro del Monte Bianco di Fabrizio

Di GIANCARLO COSTA ,

Utmb foto Newspower
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Questo non è solo un racconto, in fondo è una poesia dedicata a chi si cimenta nel trail running piuttosto che in una spedizione alpinistica, animato dall'amore per la montagna e per la conoscenza. Per l'alpinismo di 100 anni fa la conoscenza era la scoperta di cime inviolate, per chi fa l'UTMB nel 2009 senza essere Kilian Jornet Burgada, la conoscenza è la scoperta di se stessi in un'altra dimensione.

"Questa storia finisce con una dormita. Uno si allena come meglio può ma ad un certo punto della gara-obiettivo ha sonno, trova una stalla, dorme per 5 ore, quando si sveglia 300 persone gli sono passate davanti. Fine. Nessun bisogno di legger oltre. Ovviamente spero di no: credo ci sia altro in questa storia che non appare in una prima lettura. Ti invito a scavare, ad approfondire il nulla apparente celato da un punto interrogativo: il mistero. In fondo è per questo che scrivo.

Il mistero è ovunque. Esiste Dio ? Mistero. Le origini dell'universo ? Mistero. La ricetta della Torta '900 ? Mistero. L'assassino di JFK ? Il mostro di Loch Ness ? Gli UFO ?  Mistero. Mistero. Mistero. Eppure viviamo in un mondo sezionato, mappato, classificato, conosciuto. In un istante possiamo trasformare una curiosità in conoscenza. Google: 200.000 risposte digitando "aereoplanini di carta". La capitale del Kirghizistan ? Bishkek, 0.35 sec.

Quante domande troveranno risposta nel tempo che occorre per legger queste righe? Ecco un'altra ragione per saltarle a piè pari e legger il prossimo articolo.

Cio' che sto scoprendo non è una novità per nessuno: viviamo nell'età dell'immediatezza. L'esperienza vissuta è roba del passato, inutile ostacolo alla possibilità di offrire qualcosa di continuamente nuovo alla nostra attenzione. E' inutile guadagnarsi la fine del gioco in un mondo dove puoi avere quello che ti occorre in ogni momento.

160 km intorno ad una montagna, passo dopo passo. Che senso ha ? Mistero.

Chi ci prova sa che questa è l'unica domanda da non porsi. Per averlo letto nei volti dei miei compagni di viaggio e per esperienza personale so anche che quando arrivi al traguardo non trovi risposte ma, come per magia, tutti i momenti appena vissuti acquistano un senso, specie quelli più' difficili, quando stavi per dirti "adesso basta...". Si tratta di un giochetto in voga nei reparti di ostetricia: la puerpera pronta a ricominciare una nuova gravidanza un'ora dopo aver giurato - durante l'ultima contrazione - che mai piu' avrebbe fatto un figlio. Che senso ha ? Mistero.

Catogne. Fine della penultima salita. Due case in mezzo alla montagna. Una di notte. Mancano circa 20 km., un po' troppo, meglio non pensarci. Da un'ora salgo ondeggiando come un ubriaco: ho sonno e continuo a ripetermi che non devo volare giù dal sentiero. Al posto di controllo chiedo se posso dormire da qualche parte. Mi indicano una baita, forse una stalla, per me è una reggia, addirittura dentro ci sono dei letti con qualcuno dentro. Mi sbatto da qualche parte. Dopo un po' mi sveglio. Fuori albeggia. Ho dormito 5 ore. Sto così bene che non riesco neanche a darmi del coglione. In quel momento tutti gli allenamenti che ho fatto sono solo una bella esperienza, non un investimento sbagliato. Ricomincio a correre. La processione delle frontali continua ininterrotta come 5 ore prima ma con l'alba posso indovinare le espressioni di queste lucine. E' uno spettacolo bellissimo: che storie ci sono dietro a quei volti stanchi?  Che senso ha tanto impegno quando il primo, un gagliardo catalano 23enne , è passato qui 20 ore fa ?  Mistero.

Ultima salita. Prima ripida poi dolce. Rocce montonate, forse per ricordare che il tempo non si misura solo in ore e minuti. Di fronte i Dru, l'Aiguille Verte, il Nant Blanc, il Bianco e tutte le altre punte; per ognuna c'è almeno una storia e qualche tragedia. Ormai deliro a pieno regime e continuo a ripetermi "...perchè è li" : si tratta di una famosa risposta che (non ) spiegava lo strano impulso che nel 1924 animava Mallory a rischiare , e perdere, la pelle per conquistare l'Everest. 

"... perchè è lì": Qui non si rischia nulla ma si convive con la sensazione di esser molto piccoli e fragili rispetto a tutto il resto.

All'improvviso tutto diventa chiaro: il bello di questo gioco è semplicemente il processo che impone in ogni suo istante: "...perchè è li".

Sarà che capita poche volte nella vita o che deliro professionalmente ma mi è tutto chiaro...

Difficile riassumerlo: certo c'è l'agitazione della partenza, la prima notte, il calore del tifo francese, l'indifferenza italica, tutti i momenti di crisi con relativo epilogo, la speranza di rincontrare qualcuno conosciuto qualche ora prima, così poco ma così bene.... ma sento non posso ritagliare dei pezzi di questa storia e magari metterli su youtube, non sarebbe lo stesso.

Solo vivendola sulla propria pelle l'esperienza acquista un senso. Non importa si tratti di 160 km a piedi, un videogioco difficile da concludere o una relazione umana diversa da come la presentano gli spot del Mulino Bianco. Tu scava." (Fabrizio Pistoni)

  • Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006. Collaboratore della rivista ALP dal 2007 al 2010. Collaboratore del sito www.snowboardplanet.it nel 2007. Facebook: Giancarlo Costa

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