Turin Marathon 2012: emozioni da pacer

Di MARCO CESTE ,

Foto ricordo...
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di Marco Raffaelli

Torino è esattamente come te l'avevano raccontata i compagni di squadra. Da anni i ragazzi prendono parte alla maratona come pacers e i loro commenti sono sempre stati positivi. Domenica ho corso sotto i palloncini delle 4 ore, un vero spasso. Una gara bellissima, il nuovo percorso approvato da tutti i runners più esperti sul vecchio tracciato. Torino è una città che conosco poco, correndo, è stato il miglior modo per riscoprirla. I passaggi nei paesini, il rientro in città, luoghi che ti danno la misura di una gara diversa.

Il nostro capo pacer Mauro Firmani ha corso con noi fino al 25° km, attorno al 20° km il gruppo che avevamo dietro era davvero grande, "Marco non ti girare, dietro avete tantissimi amici...". Che soddisfazione averli portati tutti o quasi all'arrivo, rispettando le loro previsioni. Correre una maratona sotto le 4 ore per la prima volta. Molti erano lì per mettersi in gioco come si deve. Sfidare il crono e prendere il volo negli ultimi due chilometri. Bravi ragazzi.

La gara. Una partenza agevole, pochi secondi lasciati in coda a Piazza San Carlo, poi si correva e basta. I rifornimenti, puntuali e sempre ben serviti, forse solo un appunto, viste le dimensioni delle strade, il prossimo anno si potrebbe pensare di metterli su ambo i lati, evitando scontri tra i runners in sosta e chi riprende subito la corsa..

Il rientro in città da un senso a tutta la fatica, il pubblico c'era, Torino era presente. Strade ampie e libere da tutto quello che negli altri giorni la rendono una città difficile, come tutte le nostre città.

L'ultimo chilometro e davvero emozionate, l'entrata in pizza castello, con gli spalti lungo il rettilineo finale, infiammano il cuore e mettono le ali.

E' stata una gara con emozioni diverse e sincere, una su tutti l'arrivo di Chiara Pandolfi la prima pacer maker non vedente, sotto i palloncini delle 5 ore, con la sua guida Ilaria Razzolini, hanno confermato, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, che il nostro è uno sport unico. Brava Chiara, grazie Torino

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