Tragedia al Trail Maremontana di Loano (SV): morto Paolo Ponzo, ex calciatore e appassionato runner, 20 in ipotermia e 157 ritirati. Evento sportivo o bollettino di guerra?

Di GIANCARLO COSTA ,

Paolo Ponzo (foto lastampa.it)
Paolo Ponzo (foto lastampa.it)

E' morto domenica sera l'ex calciatore professionista Paolo Ponzo (ha giocato anche nel Cesena, in serie A e nel Modena in serie B), era responsabile del settore giovanile del Savona Calcio. Aveva 41 anni. Era stato ricoverato in gravissime condizioni all'ospedale Santa Corona in seguito a un malore che lo aveva colpito domenica pomeriggio, mentre partecipava alla corsa podistica Maremontana di Loano.

Drammatici i soccorsi: la zona impervia ha impedito infatti all'elicottero dei vigili del fuoco di Genova, che poco prima era stato impiegato per trasportare in ospedale altri due podisti scivolati sulla neve, di intervenire. L'ex calciatore è stato raggiunto dalle squadre del soccorso, a piedi, delle quali facevano parte due medici del soccorso alpino. Hanno dovuto affrontare un sentiero impervio e coperto di neve e fango, che neppure con le ambulanze poteva essere raggiunto.

Per oltre due ore hanno portato a spalle l'atleta, adagiato su una barella, continuando, durante il tragitto, a praticargli il massaggio cardiaco per tentare di rianimarlo. Le condizioni di Paolo Ponzo sono apparse subito disperate: all'arrivo al Santa Corona, i medici hanno tentato un'ultima manovra di rianimazione, ma alle 21,30 il corridore è morto.

Altri 2 corridori sono stati portati in ospedale con l'elicottero a seguito dei traumi dovute alle cadute sul percorso e una ventina sono stati soccorsi con sintomi di assideramento, in tutto 157 i ritirati.

A questo punto ovviamente interverrà la Procura della Repubblica per accertare le cause della morte e le responsabilità degli organizzatori e dei soccorsi.

Si può morire per un trail?

Questo era il titolo di un articolo da me scritto a ottobre in seguito alla medesima tragedia accaduta nella gara Cavalls del Vent sui Pirenei spagnoli, parole che si possono ritenere valide anche in questa occasione, ed è proprio questa la cosa preoccupante.

“Nessun contesto giustifica la perdita di vite umane, figuriamoci lo sport. Negli sport in montagna gli incidenti anche mortali sono sempre successi e sempre accadranno, bisogna avere la consapevolezza che in montagna il rischio zero non esiste, questo quando si fa alpinismo, scialpinismo, snowboard, parapendio ecc. Ma quando si fanno le competizioni, una serie di regole e parametri fanno si che sia a carico dell'organizzazione la tutela della sicurezza dei concorrenti, spesso portati ad esagerare ed andare oltre anche con il pettorale indossato. Quindi la percentuale d'incidenti mortali nelle competizioni rispetto alla pratica libera dello sport sono infinitesimali.

Della corsa si è sempre detto che al massimo ci si può infortunare con tendiniti varie da usura ed escoriazioni varie in seguito a cadute. Questa volta siamo arrivati al morto, e non è la prima volta. Negli anni scorsi un incidente mortale per caduta successe al Trofeo Kima, 3 morti per fulmini e maltempo al Gran Raid Mercantour del 2009 in Francia e 2 morti per ipotermia al Zugspitze Extremberglauf nel 2008 in Germania. Gli Ultra Trail che hanno portando la filosofia di correre anche di notte sui sentieri di montagna, stanno ulteriormente estremizzando le corse, proponendo condizioni difficili quando il meteo non è bello stabile. Alla fine degli anni '90 le gare di skyrunning erano corse sui ghiacciai, dal Breithorn alla Capanna Margherita, poi progressivamente abbandonate per i rischi dovuti ai crepacci e alle variabili meteo dovute alla quota, questo con numeri piccolissimi di atleti, la maggior parte dei quali erano preparati alle condizioni dell'alta quota.

Ora il Trail è diventato sport di tendenza, una moda, numeri ormai consistenti in partenza a ogni gara, con partecipazioni maggiori dove maggiori sono i chilometri ed i metri di dislivello da percorrere. Al Tor des Geant 2012 le situazioni critiche delle 3 notti furono prontamente affrontate dagli organizzatori fermando i concorrenti prima dello stop definitivo di Saint Remy en Bosses.

Nel Cavalls del Vent tanti ritiri e un morto, le responsabilità saranno chiarite dalla polizia spagnola in base alla loro legislazione, ma siamo sicuri che vale la pena di correre in certe condizioni?”

Siamo sicuri che questo senso di sfida alla natura e con se stessi che molto anima il fenomeno “Trail”, non diventi controproducente al movimento della corsa che proprio nella corsa in natura, montagna, trail o skyrunning, sta guardando con rinnovato interesse ed entusiasmo, come dimostrano numeri di concorrenti ed organizzazioni. Attenzione, perchè se uno stop non arriverà dal buon senso dei corridori e dall'efficienza degli organizzatori, rischiamo che ci penserà la legge e la giustizia, come successo per tutti gli altri sport in montagna come alpinismo, freeride, scialpinismo, liberi finchè gli incidenti e le tragedie successe non hanno provocato leggi repressive e a volte eccessive per la pratica degli sport in questione.

  • Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006. Collaboratore della rivista ALP dal 2007 al 2010. Collaboratore del sito www.snowboardplanet.it nel 2007. Facebook: Giancarlo Costa

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