A Santo Domingo, la 1ª edizione della 100 km del Caribe

Di MARCO CESTE ,

100 km del Caribe (foto Pierluigi Benini)
100 km del Caribe (foto Pierluigi Benini)

Si è conclusa la 1^ edizione della 100 km del Caribe, nata dalla felice intuizione di Mariluz Maher, figlia della Repubblica Dominicana ma italiana di adozione. “Non c’era niente di simile nella mia terra, solo brevi gare, neanche una maratona, e così mi è nata l’idea di un’ultra, però a tappe, in modo tale che ognuno, per le tappe che vuole, può parteciparvi”. E infatti tanta è stata la partecipazione dei locals, felici di unirsi a corridori provenienti da varie nazioni: Italia, Francia, Messico, Colombia, Portorico, Venezuela, Australia e via così, in giro per il mondo. Ma i campioni sono due italiani: Massimo Tagliaferri e Katia Figini, già reduce dalla vittoria alla Grand to Grand di quest’anno. Cinque le tappe, ognuna con le sue caratteristiche, ognuna un’ottima occasione per conoscere angoli diversi di questo Paradiso. Ma vediamole nello specifico.
1^ tappa, 8,8 km, Cabarete Beach, praticamente piatta, praticamente tutta on the beach, spiaggia che per il suo vento è tra le top five nel mondo per il windsurf. Vele di ogni colore, festa, musica e via, respiri affannosi, mare cristallino a sinistra e palmeto a destra. Questo è solo l’antipasto. 
2^ tappa, 17,5 km, Puerto Plata. Qui la musica cambia, il profilo altimetrico si impenna, fino a portare i runners tra single track, rocce, fango e terra battuta sulla cima di un monte dove la statua del Cristo, con le sue braccia aperte, pietosamente li accoglie. “I 17 km più lunghi della mia vita”, è il commento a caldo di Marco Olmo, mito nella storia delle ultra, giunto poi 3° alla fine della kermesse. “Forse un po’ troppo dura per essere solo la 2^ tappa”, è il commento di qualche altro podista, un po’ esasperato dalla fatica, ma si sa, a volte è proprio lì il divertimento. 
3^ tappa, 18 km, Sosua, tutta corsa off road, fango, sabbia, sassi. Partenza da Monkey Jungle, una struttura all’ingresso della giungla dove vive una coppia che dà vitto e alloggio a dottori che, per tre mesi all’anno, alternandosi, prestano gratuitamente le loro cure agli abitanti limitrofi. Anche qui il profilo altimetrico è mosso ma, comunque, tutto tendente verso la discesa, fino ad arrivare alla finish line, posta a lato di una magnifica pozza fresca ristoratrice nella quale i podisti, senza rallentare la corsa, ci si tuffano dentro. 
4^ tappa, 44,5 km, Las Terrenas. Questa è la tappa ultra, col suo fiore all’occhiello, però: El Limon Waterfall, la cascata più spettacolare della Repubblica Domincana, 52 metri di acqua fresca che precipita in una sottostante piscina naturale dove poter fare il bagno. Non per gli atleti, però, che a testa bassa la superano per stare attenti a dove mettono i piedi attraversando uno dei tanti guadi che in questa tappa si incontrano. Siamo a metà percorso, circa, ma il pezzo più all’Indiana Jones deve ancora arrivare, è la spiaggia con le mangrovie: tanto per gradire, al 38° km e a gambe già belle provate, si entra dentro il mare fino alla cintola (ai più bassi va anche peggio) per guadare almeno 2 km fino alla successiva spiaggia. E poi, quasi a compensazione della fatica patita, ancora dentro a palmeti ombrosi con compatta sabbia bianca sotto i piedi. Gli occhi si riempiono di verde e di azzurro. 
5^ tappa, 12 km, Terrenas, Playa Moron. Siamo giunti alla fine dell’avventura, per molti che aderiscono solo in questa parte di gara è anche l’inizio. Sarà perché è domenica, sarà perché ci si può iscrivere la mattina stessa, ma qui molti sono i dominicani che si uniscono allo zoccolo duro dei partecipanti, un centinaio in tutto, una vera magia per una 1^ edizione! Si inizia subito con una bella salita, ma poi si scende giù al mare, in un susseguirsi di belle spiagge bianche, verdi palme… belle sì, ma non finiscono mai? Il finale vale la fatica, in fondo c’è l’arco dell’arrivo, c’è il palco con la musica da vivo, ci sono le ballerine sgargianti nei loro vestiti verde brillante e i fiori rossi nei capelli. Siamo ai Caraibi, bellezza.

Ufficio Stampa 100 km del Caribe

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