Il racconto del Gran Trail Courmayeur

Di GIANCARLO COSTA ,

Mont Chetif e Monte Bianco
Mont Chetif e Monte Bianco

Sono trascorsi alcuni giorni dall’evento del Gran Trail di COURMAYEUR , le immagini fotograte con gli occhi sono nettamente superiori alla sensazione di stanchezza e fatica provata dopo circa 60 km e oltre 4000 metri di dislivello.
Del percorso gara ero completamente inesperta, conoscevo solo la parte delle Alte Vie, attraversate in occasione del TOR DES GEANTS, la curiosità e l’incontro con gli amici mi ha portato sabato mattina, 9 luglio alle ore 6.00, in partenza con altri 200 trailer per il percorso dei 60 km.

Partenza da Dolonne con il via dato dai due simpatici speakers, Ivan Parasacco e Silvano Gadin, qui a Courmayeur, di casa da tanti anni per gli eventi sportivi più importanti che presentano .
Un cielo terso e la temperatura gradevole, la maestosità del Monte Bianco mi hanno subito regalato segnali di una giornata positiva anche al pensiero di dover fare la solita fatica fisica in questi lunghi trail in montagna.
Affrontare 60 chilometri non è mai uno scherzo, se a questo si aggiunge anche un bel dislivello, i giochi sono presto fatti: tra me e me ho pensato che ne avrei avuto per oltre 10 ore.

Primi chilometri a perdifiato per gli agonisti, la sottoscritta vuole godersela, alle 6 del mattino non sono proprio lucida e più passano gli anni più divento un diesel. Si va verso l’Orrido di Pre St. Didier. Si può ammirare la balconata, noi non ci passiamo ma il sentiero percorso mi piace moltissimo, comincio a sentire che sto calpestando una parte della Valle D’Aosta tutta da scoprire e da assaporare! In fin dei conti ho a disposizione 16 ore come tempo massimo.
Sopra un roccione lungo il sentiero, a mò di capitano il Presidente dei VDA TRAILER, incita tutti. Compresa la sottoscritta.
Quando iniziamo la salita siamo alle prime ore del giorno ma il caldo è già serio, sarà meglio rifornirmi di acqua ad ogni ristoro. Primo ristoro verso il Col d’Arp. Si sale bene e in progressione sino al Mont Fortin, per me sconosciuto e visione paradisiaca. Incontro e supero diverse ragazze tra cui Marilena e ci facciamo compagnia per alcuni chilometri. Ogni tanto ci raggiungiamo anche con Giorgio i mio amico giornalista, e si parla di qualsiasi cosa. Giorgio lo vedo bene, deve affrontare i 90 chilometri e sta viaggiando alla grande.
Il lunghissimo traverso tra il colle di Youlaz e il Col Chavanne mi riporta indietro a due anni fa, durante la gara francese , 120 km della TRACE DU DUC DE SAVOIE, solo che il Col Chavanne lo salivo e mi è sembrato eterno, oggi si percorre in discesa e mi sembra anche qui eterno, la visione verso il fondo della Val Ferret e l’ambiente intorno è uno spettacolo, mi regalo pillole di bellezze naturali.
Parte del percorso è coperto da un sottile strato di neve, e mi sembra di stare sulle nuvole, il bianco della neve e il sole sono una fusione di felicità, ma a causa proprio della neve non ci è concesso passare dalle Pyramides Calcaires, al rifugio Elisabetta ci arriviamo in discesa .
Quando ormai il caldo e le gambe cominciamo a implorare pietà e quasi il desiderio di tuffarsi in un lago alpino, eccoci in risalita verso La Maison Vielle, punto ultimo di ristoro per l’ultima ascesa, da molti descritta come una trappola.
Al ristoro trovo i baffi sorridenti di Fiorello, bevo, mangio, chiedo quanto manca: solo 10 km!

Ebbene in quei 10 km ho pensato, riflettuto, sognato, cantato, guardato sempre in alto perche il Mont Chetif non ti dà tregua, ti chiede l’impossibile e ti fa sentire che arriverai a toccarlo quel cielo.
Arrancando in compagnia di un simpatico ragazzo, io spingo lui, lui spinge me, tra salti di roccia, e momenti di arrampicata arriviamo sotto un torrido sole a quella che per i trailer si chiama ”fine salita”.
Inizia la discesa, tecnica e scivolosa. Fantastica per chi come me è amante del tecnico. Ci si inoltra nel bosco, le pietre e il ripido sentiero non consentono una corsa scorrevole. A peggiorare la situazione manca anche l’acqua che ho terminato. Intravedo Dolonne; ci saranno almeno più di mille metri in discesa.
Sento qualcuno da dietro che mi raggiunge , è Marilena, insieme, respirando polvere dalla terra che si alza dai nostri passi , ci facciamo coraggio e affrontiamo di buon passo gli ultimi chilometri. Ad attenderci a Dolonne la figlia che ci regala due ghiaccioli al limone.
Arriviamo al traguardo dopo oltre 10 ore di gara, in buna posizione e soprattutto con i ghiaccioli ancora in mano.
Concludo con due frasi che ben sintetizzano il mio viaggio :
“La sfida di ogni trailer è con se stesso e alla fine di ogni gara, di ogni avventura, il premio è sempre il medesimo, quel benedetto oggetto con scritto sopra “finisher”.
Impara ad ascoltarti, apri i tuoi sensi, osserva gli angoli della natura….respira i profumi della vegetazione in cui sei immerso….immergiti nell’ambiente ….” ( F.Massa)
Oggi per me è stato tutto questo.

Di Carmela Vergura

  • Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006. Collaboratore della rivista ALP dal 2007 al 2010. Collaboratore del sito www.snowboardplanet.it nel 2007. Facebook: Giancarlo Costa

Può interessarti