Bis per Kibiwot, eccezionale Sicari

Di FABIO ,

Podio femminile Turin Marathon 2008 08
Podio femminile Turin Marathon 2008 08

Stephen Kibiwot Kipkoech vince per la seconda volta in tre anni la Turin Marathon mentre l'azzurra Vincenza Sicari porta a casa il trofeo per il femminile. Dopo il brillante esordio del 2006, il keniano torna a sbancare a Torino con un tempo di appena due secondi più alto: 2 ore, 10 minuti e 12 secondi. Questa volta, ha spiegato, la vittoria è stata più difficile, i concorrenti era più forti e hanno spinto fino alla fine.

Nell'arco di dieci secondi, infatti, sono arrivati i primi tre: 5 secondi dopo Kibiwot ha tagliato il traguardo l'ucraino Olseksandr Sitkovskyy; terzo, con un distacco di appena nove secondi, il keniano Joseph Lomala. A rendere difficile la gara, ha spiegato Kibiwot, sono state anche le "lepri", i corridori che aprono la strada e danno il passo nella prima parte della gara, che non sono riusciti a mantenere un ritmo costante. Alla prima metà del percorso Kibiwot è arrivato tardi, con un tempo di 1.05.30. E' stato al trentasettesimo chilometro che ha deciso di spingere, provocando la prima frattura nel gruppo.

Hanno tenuto bene i due ucraini. Oltre a Sitkovskyy ha gareggiato anche Vasyl Matviychuk, che intorno al trentacinquesimo chilometro era scattato in avanti, guadagnando la testa del gruppo per un chilometro. Entrambi molto soddisfatti, ha spiegato Matviychuk, perché sono riusciti con la gara di oggi a qualificarsi per le olimpiadi rimanendo sotto il tempo stabilito dalla federazione ucraina. Delusione invece per l'italiano Francesco Bennici, che si è ritirato intorno al diciassettesimo chilometro, per un problema alla coscia sinistra. Il primo italiano a tagliare il traguardo è stato Gianluca Borghesi, dodicesimo, con 2 ore, 22 minuti e 47 secondi.

Tra gli azzurri tanta soddisfazione invece per la gara di Vincenza Sicari, che ha guadagnato il primo posto nel femminile, tagliando il traguardo in 2 ore, 29 minuti e 50 secondi. Una gara difficile, soprattutto nell'ultima parte: "Alla fine stavo male, ma ho visto il cronometro e ho stretto i denti, sapevo che ce la potevo fare". Anche la Sicari ha rispettato il minimo previsto dalla federazione per le olimpiadi, ma la qualificazione non è ancora sicura: "Sono stata nel minimo che ha chiesto la federazione. Adesso aspettiamo, devono correre altre ragazze, bisogna vedere i migliori tempi".

Con un distacco di oltre cinque minuti è arrivata la keniana Catherine Kurui, tradita da una fitta al fianco al ventottesimo chilometro, che ha compromesso tutto il resto della gara, portandola a cercare il traguardo senza spingere più di tanto, seguita dall'ucraina Oksana Sklyarenko.

Tra i disabili della disciplina handbike, il primo a tagliare il traguardo è stato invece Paolo Cecchetto, in un'ora, 18 minuti e 34 secondi seguito, con un distacco di due minuti, da Vittorio Podestà e, con uno di dieci, da Saverio Di Bari. Come spesso avviene in questi casi, gli atleti sono stati premiati mentre gli altri da poco avevano superato metà percorso, e non sono stati invitati alla conferenza stampa finale. Difficile perciò sapere qualcosa in più della gara. Sarebbe bello vedere più attenzione alla disciplina.

-- Fabio De Ponte

Pensava di realizzare qualcosa di meglio in termini di tempo Andrea Cionna, che ha tagliato il traguardo in 2 ore, 38 minuti e 38 secondi. Non vedente, già bronzo alle paralimpiadi di Atene 2004 e detentore del record mondiale sulla distanza della maratona, è andato bene nella prima metà, ma poi è stata "crisi buia: ho fatto la seconda parte cinque minuti più lenta della prima".

E tra i protagonisti della gara ci sono stati anche Gelindo Bordin, il campione del mondo di Seul 1988, che ha chiuso il percorso in 3 ore e 5 minuti. "Il primo premio valla città", ha detto, perché "c'era tanta gente ad aspettare ancora quando sono passato io, è una dimostrazione di cultura sportiva"; ed Enzo Caporaso, che con quella di oggi ha corso 51 maratone in 51 giorni, stabilendo un nuovo record mondiale. Un record tanto più significativo, dal momento che in questi quasi due mesi non ha smesso di lavorare: in ufficio alle nove, fuori alle 11 per la maratona al parco Ruffini, di nuovo alla scrivania alle 15.30. Non è riuscito a trascinare nessuno dei colleghi in pista, ma ha visto molti affiancarsi in solidarietà e correre accanto a lui per tanti giorni. Ha tracciato una strada. Passata la festa, ora la sfida per tutti sarà continuare nei giorni ordinari. La corsa non si ferma.

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